Archivio mensile

Settembre 2019

Di solito, cerco una foto per il testo che scrivo, dopo averlo scritto; questo post invece inizia dalla fine. E’ la foto che mi ha colpito. Cercavo immagini di ombrelli senza sapere bene perché. A casa ce ne sono un bel po’, tutti da borsetta, di quelli che se c’è vento diventano una mini mongolfiera. Il mio preferito è nero con pois bianchi, una chicca anni ’60, si direbbe. E invece l’ho comprato 3 anni fa, e resiste ancora.

Ma quello che vorrei è un ombrello bianco da sole, anche se nei negozi non se ne vedono. E pensandoci, se si escludono le donne giapponesi, non se ne vedono in uso, completamente. Però, che distinzione averne uno! E di fiori poi, anche finti, di stoffa, non importa.

Insomma, ho deciso che devo averlo assolutamente e lo avrò…

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Come per tutte le nascite, anche quella di un blog richiede un certo tempo di gestazione. Fra burocrazia, tecnologia, creatività da esprimere e tutto il quotidiano che non è strettamente legato, ma c’è, si è messa in campo una piccola macchina familiare e amicale che voglio riconoscere.

Grazie a Gaetano, che ha curato la parte tecnologica con preparazione e pazienza; grazie a Silvia che mi suggerisce siti sulle bellezze naturali e come conservarle, a Elena che mi ha suggerito l’idea del blog, a Vito che va a fare la spesa, tutte le volte in cui l’ispirazione a scrivere mi prende. Al mio romano, che a distanza mi supporta with love.

Grazie ai miei genitori, ai miei fratelli, nipoti e cognati, agli amici, perché fra mille incombenze troveranno il tempo di leggere e commentare.

Infine, grazie anche a chi ancora non conosco e verrà a curiosare.

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A me piacciono le lingue e quando guardo un film straniero, se posso lo guardo nella sua lingua originale, ma con i sottotitoli in italiano. Normalmente in inglese, spesso in francese, qualche volta in spagnolo, di recente anche in turco; sì, una commedia turca di cui ora mi sfugge il titolo, che ha strappato qualche risolino british e qualche risata di gusto. La cosa che mi ha colpito di più è stata la trasformazione facciale degli attori. Molto belli nella vita reale, un po’ brutti nel film: quando si dice professionalità!

Tornando ai sottotitoli, ammetto che all’inizio qualche difficoltà, nel leggere la striscia e guardare le immagini, possa esserci, ma dura poco. Quello che rimane, invece, è una porzione di parole, espressioni, frasi idiomatiche che prima o poi possono tornare utili. Confesso che della lingua turca al momento non ricordo nulla, ma ero alla prima esperienza e quindi rimedierò. Insomma, i sottotitoli ve li consiglio. All’inizio audio in italiano e sottotitoli stranieri; quando vi sarete allenati abbastanza audio straniero e sottotitoli in italiano. Sentire la voce vera degli attori è divertente ma sappiate che qualche delusione vi potrà capitare. A me successe con Kevin Costner, però vale la pena comunque tentare.

Ah, il titolo del film turco era “Festa di matrimonio”. Buona visione

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Se c’è una cosa che il cinema americano sa fare, e bene, è la commedia. Le storie sono credibili, gli attori brillanti, le battute fresche e divertenti e anche gli aspetti tecnici, per esempio la fotografia (molto diversa da quella italiana e francese), è gradevole anche quando artificiosa, o la colonna sonora che poi diventa un leitmotiv nella vita quotidiana.

Anche i gialli sono fatti bene (si usa ancora dire “gialli”?), intrigano e il finale non è sempre scontato. Credo che su questo l’opinione sia unanime. Su altri generi però, tipo i film storici, personalmente non trovo che siano altrettanto bravi. I dialoghi sono retorici e lo spettro del manicheismo sempre in agguato. Insomma, di solito scelgo trame che potrebbero anche essere le mie, ma per la Storia preferisco i documentari. Sarà meglio?

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Personalmente, sono dalla parte della verità. Le bugie mi annoiano, sono un limite, e se o quando seriali e se o quando svelate, in qualche modo, lasciano un segno, magari un segnetto, ma qualcosa fanno.

La verità richiede forza e coraggio, ma è come l’acqua fresca, dove bagna migliora. Con una eccezione. Quando colpisce negativamente la sensibilità di qualcuno, diventa un esercizio inutile e cattivo. Chi si trincera dietro il valore della verità per giustificare una parola di troppo, un pensiero amaro, un giudizio non richiesto, lascia lo stesso segno del mentitore incallito. Amarezza e nient’altro.

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Il ventaglio è uno degli accessori femminili meno usati, di questi tempi. Perché?

Forse perché siamo circondati da ventilatori, condizionatori, in casa, in auto, negli uffici, nei supermercati, nelle farmacie ? Penso di sì. Nelle farmacie il ventilatore fa marketing, secondo me. Tra l’altro è un oggetto in più da tenere in mano, con il cellulare, la borsa, i sacchetti della spesa, e aggiungete voi il resto. Ma un tempo non era così. Un tempo il ventaglio era una piccola opera d’arte, da esibire ma anche da usare. Poteva essere di carta e legno, di seta e avorio, con pitture e ricami, con pizzi e merletti, e anche piume. Serviva a rinfrescare ma nel ‘700 diventa anche uno strumento di comunicazione di stati d’animo, di richieste, di assensi e rifiuti e nell’800 in più, anche di propaganda politica.

Oltre al ventaglio classico, si costruivano anche ventole e banderuole; di forma ovale o quadrata spesso di carta e quindi accessibili anche alle donne meno abbienti.

Oggi quelli antichi vengono incorniciati (come ho fatto io con i miei) ma quelli moderni, altrettanti graziosi meriterebbero di tornare a far parte del corredo della borsa di una signora o signorina. Voi cosa ne pensate?

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Praga

di Le righe di Ornella

Ho visto Praga per la prima volta (e al momento unica) nel 1992; il muro di Berlino era stato abbattuto da 3 anni. Mi lasciavo alle spalle Vienna, di cui avevo una certa idea ma su Praga sapevo solo quello che avevo imparato da un libretto turistico. La prima cosa che percepì, appena fuori dall’aeroporto, fu una certa aria malinconica mista a timidezza dei suoi residenti. Tutti molto belli nei lineamenti, come è tipico delle genti dell’Est, molto gentili ma anche sfuggenti. La città poi, sembrava un bimbo al risveglio dopo un lungo sonno: si capiva bene che stava assaporando gli effetti positivi della Rivoluzione di Velluto. Devo dire che a distanza di anni conservo un ricordo vivo di quel soggiorno, breve, ma anche molto interessante.

E’ anche se è vero che tutte le capitali hanno un fascino unico, ce ne sono alcune che sanno trasmettere emozioni che non se ne vanno mai. Praga “la città dalle cento torri”, per me è stata una bella sorpresa sotto ogni aspetto, per esempio, uno su tutte è che sorge su 7 colli esattamente come Roma e come altre 16 città sparse per il mondo. Lo sapevate? Io no.

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Se avete di deciso che un giorno o l’altro vi sposerete, o se siete già in coppia e quindi le probabilità aumentano, sappiate che i preparativi di nozze sono tanto belli ed elettrizzanti, quanto impegnativi. Lo sapevate già, vero? Va bene, allora saprete anche che una brava wedding planner (ma se è un uomo, va bene lo stesso), può ridurre davvero il rischio che tutta l’organizzazione diventi una grande manovra prima della guerra.

Quando mi sono sposata io, la wedding planner era una figura dei films americani e basta; oggi è una figura reale e rappresenta un vero sollievo perché: 1. sa tenere sotto controllo la vostra ansia di sposi (e delle vostre madri); 2. non interferisce con i vostri gusti, le vostre scelte, il vostro bilancio di spesa ma sa proporre delle alternative, dove, quando e se necessario; 3. se siete super impegnati nel lavoro, vi solleva dall’incombenza di trattare con tutte le figure, senza dimenticare che è del vostro matrimonio che si tratta e quindi sarà doveroso coinvolgervi; 4. si informa sull’età media degli invitati, in modo da organizzare una festa che sia adatta a tutti e, per finire 5. non molla la presa mai, fino alla fine (il taglio della torta).

Ovviamente, durante l’attesa del vostro primo figlio (ma anche al secondo, terzo, e così via…) organizzerà un baby shower coi fiocchi…Ma procediamo con ordine, questo è un altro discorso.

Insomma, pensateci su, cercate bene, e vedrete che vi piacerà. Auguri!

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Giorni fa, in tv davano un documentario su un branco di squali bianchi, nei mari dell’isola di Guadalupe. Si trattava di squali monitorati dai biologi documentaristi e fra gli esemplari non poteva mancare una nota particolare, al più grosso fra loro (al momento non ricordo come lo avessero chiamato). Oltre alla regalità e potenza che indubbiamente sprigionava, aveva ferite sotto le branchie e sotto la bocca “segno che da qualche parte c’è un esemplare più grosso di lui, oppure una femmina infastidita dalle sue avances”.

Alla fine di tutto, cari maschi, che abbiate le gambe, le pinne, le ali o le zampe, da qualche parte, in terra, in mare o in aria, ci sarà sempre una femmina che ve le darà di santa ragione.

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Parlare a voce alta è sempre rischioso. Al mare poi, ancora di più! Il vento si porta dietro i discorsi più disparati, i pettegolezzi più salati, le opinioni più azzardate e i consigli mai richiesti. Questo non significa che non si possa aprir bocca, anche per conversazioni leggerissime ma, se per caso, intorno a noi ci fossero persone che stanno leggendo, riposando o cullando un bimbo piccolo, potremmo sempre scegliere di rimandare il chiacchiericcio e andare a fare una bella passeggiata lungo la riva, che fa tanto salute e benessere.

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