Succede. A me è capitato poche volte in tutta la mia vita, forse quattro. Ho iniziato a leggere, ho provato noia, ho resistito, ma poi ho mollato. In effetti, leggere un libro controvoglia è un esercizio valido per mettere alla prova resistenza e spirito di sacrificio, ma per quello ci sono già i testi scolastici, spesso scritti con i piedi.
Come sempre, dietro ogni decisione, c’è una eccezione (si spera una sola). Voglio dire che, dietro la decisione di lasciar perdere libri poco attraenti, c’è l’eccezione di persistere.
La mia ha riguardato Siddharta, di Hermann Hesse. Di Hesse ho letto “Gertrud”, “Narciso e Boccadoro” forse qualcos’altro; possiedo ma non ho ancora letto “Demian” e “Peter Camezind”. Con Siddharta c’è stato un prendi e lascia per un po’ di volte. La storia mi incuriosiva ma lo stile di scrittura, no. Uno stile tipicamente orientale derivato dalla sua attrazione per l’Asia. Siddharta è ambientato in India, ma l’India, Hesse non la vide mai. Un viaggio in nave, organizzato e fatto con Hans Sturzenegger, pittore suo amico, sarà pieno di contrattempi e pericoli. Alla fine di tre mesi di avventure, spesso spiacevoli, avevano visitato Malesia, Ceylon, Indonesia e Singapore, ma rientrarono in Europa prima di poter raggiungere l’India, che poi era la meta principale del viaggio.
Dunque, tornando al romanzo, ad un certo punto si ripresentò l’occasione di leggerlo. Non starò a raccontarvi come, quando e perché ma mi sforzai di superare le 4 pagine, oltre le quali non ero mai riuscita ad andare. Ci riusciì. Lo lessi tutto in 5 giorni e una volta finito mi sentì bene per due motivi: perché ero riuscita a finirlo, dimostrando a me stessa che potevo forzare un limite e poi perché sapevo che leggerlo una volta bastava e avanzava. In sintesi, avevo sempre creduto che fosse lo stile di scrittura a fermarmi; dopo averlo letto, anche la trama.
Qualcuno starà arricciando il naso per quello che ho scritto, ma la vita di Siddharta con le sue scelte e le sue non scelte, non poteva piacermi, soprattutto sapendo che a un certo momento della Storia del ‘900, fu adottato dai movimenti giovanili degli anni ’60 in USA, insieme al pensiero fondante dei seguaci del movimento psichedelico, che avevano scelto Hesse e il suo Siddharta come espressione della controcultura in voga in quegli anni. So bene (e questo è accaduto anche per Nietzsche) che certe interpretazioni dei lettori, a volte vanno in una direzione diversa rispetto a quella pensata dall’Autore, ma tant’è…a causa o per merito di Siddharta, Hesse diventò, e credo sia tuttora, lo scrittore tedesco più amato negli Stati Uniti. Io l’ho apprezzato per altri romanzi. E magari per quelli che ho, quando li leggerò.