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Un tappeto volante

di Le righe di Ornella 17 Marzo 2020
di Le righe di Ornella 17 Marzo 2020 11k views

Da piccola più che giocare leggevo, e mentre leggevo immaginavo e mentre immaginavo, un po’ mi scordavo di dove ero. Ed è proprio leggendo uno dei racconti de “Le mille e una notte” che scoprì che esisteva il tappeto volante. Cioè, magari esistesse davvero! Insomma, quando leggi fiabe e favole, funziona così: scopri cose fantastiche e bellissime, e poi però devi gestire la realtà di tutti i giorni, tipo che esiste la matematica.

Ma tra una noia e l’altra, niente mi impediva di organizzare un viaggio sul tappeto volante, anche perché all’epoca non ero ancora diventata freddolosa (che è forse l’unico impedimento a questo tipo di viaggio).

Quindi, con il mio tappeto, iniziai a viaggiare un po’ ovunque (nella vita reale molto meno). All’inizio fu un sorvolo del mare, qualsiasi mare, purché mare. Poi i posti che avrei voluto visitare davvero: ovviamente l’Italia tutta, la Francia, la Terra di Albione, al Portogallo non pensavo con particolare interesse, ma oggi sì; la Spagna ma senza sorvolare arene e corride. Tutta la Scandinavia, la Germania la associavo alla birra e quindi, no. La Grecia, la allora Cecoslovacchia, la Polonia mi intristiva molto, e assolutamente mai e poi mai la Russia. Da adulta, invece, la Russia mi attrae moltissimo (tempo fa ho scritto in proposito e proprio su questa categoria) e di recente sono stata anche sul punto di credere che un tour nella terra degli zar fosse quasi vicino, ma mi è toccato rimandare.

Questo viaggio fantasioso era iniziato una mattina, di un giorno estivo qualsiasi, a colazione, per cui per l’ora di pranzo mi era toccato tornare a casa. Subito dopo la frutta (sbucciata da mamma, giusto?), ho decollato di nuovo e questa volta per l’America. Argentina (ho parenti, alcuni dei quali mai visti), Messico e Perù. Poi Caraibi per una nuotatina, e poi gli USA. Washington, Boston, Filadelfia, L.A., New York, Milwaukee per conoscere il cast di “Happy days” (scherzo!, all’epoca la serie non era ancora arrivata in Italia). Poi Alaska e Canada.

Siccome mancava poco alla cena, ho fatto giusto un giretto e ho ripreso il viaggio per l’Asia. Il Borneo, Il Giappone, la Cina rurale, e qualche monumento qua e là, tipo Taj-Mahal, Grande Muraglia, e parchi favolosi con nomi difficili da ricordare.

Poi di nuovo a casa per cenare e andare a dormire. Giornata piena.

Il giorno dopo, di nuovo in partenza per l’Africa e l’Australia. Cioè, in Australia troppi ragni e serpenti, però pensai che ne valesse la pena e l’Africa…Be’, che dire dell’Africa? Intanto i colori, e poi siccome ero piccola, e tante cose ancora non le comprendevo, mi dissi che non c’era proprio niente che non fosse bello.

Alla fine del mio giro del mondo, il tappeto volante era un po’ stanco, io no. Avrei ricominciato daccapo, possibilmente scendendo a terra per mangiare cibo locale.

Senza dirlo a mamma e nonne.

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