Ho sangue siciliano da parte di papà e pugliese da parte di mamma. Oggi tocca alla Sicilia. Dunque dicevo, che da parte di papà il mio sangue è metà messinese e metà palermitano. Ho vissuto a Trapani per i primi due anni della mia vita, ma per dirla tutta, già quando ero “in nuce”. Però, sono nata in Puglia.
Tornando alla Sicilia non ho, ovviamente, ricordi personali dei primi anni della mia vita. Ho fotografie e aneddoti dei miei genitori e di garbate signore che vivevano nello stesso condominio e che si spupazzavano la più piccola del palazzo, che ero io. Passarono gli anni e il lavoro di mio padre ci portò in Puglia, a Gallipoli per la precisione, e dopo qualche anno a Bari.
Nel 1978 però, quando avevo 13 anni, fu deciso un viaggio estivo in Sicilia. La famiglia nel frattempo si era ingrandita, non eravamo più in 3, ma in 6. Sbarcati dal traghetto facemmo subito tappa (subito si fa per dire, considerata la viabilità siciliana) a San Vito Lo Capo. Si tratta di un Comune della cintura di Trapani famoso per la sua spiaggia lunga 3 km, considerata tra le migliori d’Italia, ed è vicino alla “Riserva dello Zingaro”. La permanenza a San Vito, fu principalmente l’occasione di ritornare a Trapani e rivedere la casa in cui abitammo e le carissime signore con figli e mariti, tutti a tavola allegramente. L’unico cous cous di pesce della mia vita l’ho mangiato quel giorno.
Dopo qualche giorno di sole, spiaggia e lacrimucce di commiato, ci spostammo a Palermo. E’ completamente inutile che io dica quanto sia bella, ma lo dico lo stesso. Cominciamo dalla Piazza dei Quattro Canti o Ottagono del Sole: è una piazza ottagonale costruita nella prima metà del ‘600 dal viceré Paceco, marchese di Villena, e si ispira alle “Quattro Fontane” di Roma. Si tratta, infatti, di quattro impianti architettonici, con inserimenti figurativi che dal basso verso l’alto ricordano l’ascesa dalla terra al cielo.
Palazzo dei Normanni. Ho un vago ricordo di fotografie scattate su per una scalinata, ma chissà dove sono finite. Dai Fenici ai Borboni, conserva tracce di tutti. Oggi è sede del Parlamento siciliano e dell’Osservatorio astronomico. Dal 2015 è Patrimonio dell’umanità.
Catacombe dei Cappuccini. Ecco, questa visita rientra fra le cose insolite che possono capitare quando si è in vacanza. Queste catacombe ospitano migliaia di scheletri di siciliani mummificati (8.000 circa), a partire dal 1600 e credo fino ai primi anni del 1900. La pratica di mummificare, in origine era riservata ai monaci ma poi fu estesa a tutti i siciliani, specie se appartenenti ai ceti più elevati. La mummia più famosa è una bambina, Rosalia Lombardo, che morì all’età di 2 anni e che è rimasta intatta, e infatti pare che dorma. Anche qui a Monopoli abbiamo mummie di tutto rispetto, nella chiesa di Santa Maria del Suffragio (detta anche Purgatorio) e, anche qui c’è una bimba che pare dorma. Si chiamava Plautilla Indelli.
Con Palermo mi fermo qui, anche se ho visitato tanti altri posti, e vi consiglio di non lasciarla con troppa fretta. Ah, in ultimo: Palermo è la regina del cibo di strada, approfittatene!
Dopo Palermo fu il turno della Valle dei Templi. Si tratta di un parco archeologico nella zona di Agrigento, anch’esso Patrimonio dell’umanità che ospita templi (ben 12), musei, tombe, grotte e un oratorio, e lo stato di conservazione è ottimo.
La tappa successiva fu Taormina, poi le Gole dell’Alcantara e l’Etna. Taormina, graziosa e modaiola, è stata spesso scelta come residenza di scrittori e registi stranieri. Le Gole dell’Alcantara sono gole alte 25 metri e larghe fra i 2 e i 5 metri. La loro caratteristica è data dalle pareti fatte di lava e potrete scegliere fra diverse tipologie di escursioni per visitarle al meglio. Sull’Etna? E’ il vulcano più alto d’Europa, cos’altro posso dire che non sappiate già? Quando ci siamo andati noi è stato emozionante e non è una esagerazione. Non ricordo completamente il nome del rifugio nel quale ci fermammo prima di tornare giù; ricordo invece che eravamo senza guida e quindi non ci avventurammo oltre. So però che i crateri Silvestri sono tra i più facili ed economici da raggiungere.
A Catania ci fermammo pochissimo e quindi posso solo dirvi che trovai molto curiosi i blocchi di lava qua e là per le strade. Torre Faro e Messina furono le ultime tappe. A Torre Faro c’è un gruppo nutrito di parenti, che non vedo da tanto ma che periodicamente sento. E’ una frazione di Messina, ed è proprio sullo Stretto. Navigare nello Stretto, fra correnti e vortici, è una esperienza che richiede molta preparazione e concentrazione. Di interessante ci sono i laghi, fino a Ganzirri che comunicando con il mare, presentano delle tipicità ambientali e quindi sono protetti da vincoli di paesaggio e natura. Messina è graziosa ed è la città dove per la prima volta vidi un orologio astronomico. La seconda fu a Praga, molti anni dopo. Se capitate a Messina intorno a Ferragosto non perdete La Vara.
Non vi dico di più perché il piacere della scoperta deve rimanere intatto. Ma tra una tappa e l’altra non fatevi mancare una brioche con il gelato.