Strumento che serve a misurare il tempo e a segnare le ore (DIZIONARIO SANDRON della lingua italiana, 1989). Questa è la definizione dell’orologio, qualsiasi forma abbia. E a proposito di forme, ho scoperto che ciò che comunemente chiamiamo clessidra è solo ad acqua, e si chiama clepsammia l’orologio a sabbia. Questa, però, è una raffinatezza linguistica che non ha avuto la meglio sull’uso unico del termine clessidra.
Ma partiamo dal principio. La necessità di misurare il tempo è molto antica e il primo strumento per la determinazione, fu la meridiana. Si tratta di uno strumento che si basa sul rilevamento della posizione del Sole e nella sua forma più semplificata, era un bastone piantato nel terreno. Questo legame stretto con il Sole presentava un limite nelle giornate nuvolose e durante la notte. Subito dopo entrò in scena la clessidra che fu invenzione degli Egizi, e il suo meccanismo si basava sulla fuoriuscita dell’acqua da un involucro forato.
Per poter parlare di vera e propria meccanica, bisognerà arrivare al Medioevo; uno dei primi esemplari con meccanica più sofisticata, è l’orologio collocato sulla torre campanaria della chiesa di S. Eustorgio a Milano (1309), ma anche in altre città italiane e a Parigi, alcune chiese si arricchirono di imponenti orologi. Non dimentichiamo poi gli orologi astronomici (a partire del 1400) di Praga, Venezia e Messina, molto particolari per i meccanismi e belli nelle loro animazioni. Verso il 1700 iniziarono i primi esperimenti per ottenere orologi automatici, cioè in grado di autoricaricarsi; sempre di questo secolo sono i cosiddetti perpetui, come anche gli orologi da interno che funzionavano con le correnti d’aria, fra ambienti di una casa.
Come per tutti gli oggetti, non conta e non contava solo il suo impiego, ma anche il materiale. Che fossero orologi da esterno o da interno, i materiali erano scelti non solo per ottenere la massima funzionalità ma anche per la cura dell’estetica. Argento, bronzo e oro e legni pregiati erano i materiali scelti per la realizzazione di questi articoli.
Naturalmente, accanto ai grandi orologi per chiese e piazze o alle pendole nelle case, a partire dal 1500 si diffusero gli “orologi portatili”, cioè veri e propri gioielli personali, che rivelavano (in base al materiale con il quale erano stati realizzati) anche la classe di appartenenza di chi li portava. Erano orologi da tasca, dotati di una catenella per fissarli al gilet, anche se la moda del tempo suggeriva che fossero portati al collo, come collane. In uno dei suoi ritratti, Enrico VIII, indossa proprio uno di questi orologi al collo.
Io possiedo due orologi da tasca femminili; sono molto belli, più piccoli di quelli maschili, ma al momento non funzionano e trovare i pezzi di ricambio originali e di epoca, non è facile per niente. Se un giorno riuscirò a farli restaurare, li userò, perché il gesto di guardare l’orologio, che sia al polso o appeso, mi piace molto e al contrario, guardare l’ora sul cellulare, non ha alcun sapore per me.
Purtroppo sono cascata anche io nell’abitudine di controllare l’ora sul display del cellulare, e allora devo impegnarmi a ritornare ai vecchi gesti. E voi? Quali orologi usate?