Gli unici tavoli da gioco che abbia mai visto di persona, si trovavano in un Casinò di Montecarlo in cui entrai, una volta di tanti anni fa, per curiosità e per provare le slot machines. Ricordo che a un tavolo di “Black Jack” c’era una giovane signora napoletana, molto carina e acqua e sapone, che scommetteva un milione (di lire, ovviamente) a ogni puntata, perdendo con il sorriso e senza scomporsi minimamente. Che è l’unico atteggiamento possibile, quando non si sappia come impiegare il denaro che si possiede.
Io, invece, alle slot vinsi ma senza sbancare il Casinò. Fu lo svago di una serata di agosto, senza intenzione di replicare. Per converso, ai giochi da tavolo mi sono appassionata da piccola. Sarà che li associavo all’autunno e all’inverno, al piacere di stare a casa con amici quando fuori era freddo, alla divertente competizione che si scatenava, insomma per anni mi sono divertita a comprare case e alberghi, e a volte finire in prigione. Non spalancate gli occhi: sto parlando del “Monopoli”. Nelle ultime edizioni si chiama “Monopoly”, ma per me non vale.
Normalmente i bambini iniziano con il “Gioco dell’oca”, io iniziai giocando a “Dama”. Mi piaceva la parola dama e anche il gioco non era male, per quanto devo dire che nell’aspetto non lo trovassi (neanche adesso) molto attraente. Poi arrivò il “Monopoli”, durante le feste natalizie del 1974. Stava anche per arrivare mio fratello, l’ultimo di casa. Chiuse l’anno, nascendo appunto il 31 dicembre. Dunque, dicevo che scoprì il “Monopoli” a casa delle cugine e mi piacque subito. Da allora e fino a qualche anno fa, ci ho giocato tutte le volte in cui ho potuto, e la cosa che mi piaceva più di tutte era scoprire le carte “probabilità e imprevisti”.
Poi è arrivato Risiko!
Il punto esclamativo faceva parte del gioco. Gioco di guerra individuale, con obiettivo segreto da raggiungere. Molto bello, strategia e azione. Eravamo un po’ diplomatici e un po’ guerrafondai. Ricordo che nell’inverno del 1987 dominò tutti i sabati e tutte le domeniche pomeriggio a casa dei miei, dove ancora vivevo. Con i miei fratelli e gli amici era un ottimo svago di fine settimana, e giocavamo dal primo pomeriggio fino a sera, quando poi ci spostavamo in pizzeria. Poi arrivarono “Scruples” e “Taboo”, giochi con le parole e “Inkognito”, intrigo di spie nella Venezia del 1700; gioco per niente facile. Mi piacciono tutti, ma il gioco delle atmosfere magiche è la “Tombola” che però merita un articolo a parte. Buon divertimento