Si tratta di un racconto breve di Lev Tolstoj, ma anche di una sonata di Ludwig van Beethoven. Pare la più difficile abbia scritto.
L’opera ha due caratteri: i canoni del Realismo, e le miserie dei personaggi con la quale si intende mettere in luce i valori morali della società russa.
Romanzo quasi autobiografico: Tolstoj si rifà a una esperienza personale con la moglie Sonja, con la quale ebbe un matrimonio d’amore intenso, caratterizzato dalla forte gelosia di lei. La voce narrante è di un uomo di cui non si sa nulla. Egli è uno dei tanti passeggeri in un treno e raccoglie le terribili confidenze del protagonista Vasja Pozdnysev. Quello che racconta Vasja riguarda la sua vita familiare, con la moglie e i 5 figli a cui lei è molto legata; si concentra però soprattutto sul matrimonio, nato da sentimenti non ben definiti e che nel tempo si è rivelato un errore a cui si cerca di rimediare fingendo armonia, sempre per amore dei figli.
Da un lato il fallimento coniugale allontana i due; dall’altro Vasja sviluppa una gelosia e un senso di possesso verso la moglie, che è poi la causa degli infelici accadimenti futuri. I fatti precipiteranno quando, a casa loro, arriverà un musicista che scatenerà tutti i dubbi di Pozdnysev circa la fedeltà di sua moglie. E con la trama, mi fermo qui.
Tolstoj attraversò una crisi spirituale che lo avvicinò al Cristianesimo più puro, contro le ipocrisie della Chiesa. Il romanzo è posteriore alla crisi: sua visione del matrimonio e dell’amore così come lui li racconta, sono il frutto anche di questo cambiamento.
Per lui, l’amore più vero è quello verso Dio; l’amore coniugale senza spiritualità, inevitabilmente, si piega alle passioni più distruttive per l’essere umano che partono innanzitutto dall’inganno reciproco e possono culminare in vere tragedie.