Archivio mensile

Dicembre 2020

Prima di iniziare a scrivere ho dovuto raccogliere e mettere in ordine ciò che penso di questo argomento.

Parto dai miei nonni. Il nonno materno è stato il classico imprenditore che si è fatto da sé. Ha iniziato da giovanissimo, ha fatto la gavetta e anche quando sapeva di essere arrivato, non ha smesso un solo giorno di lavorare sodo. In estate, con la nonna prendevano una casa in campagna ma lui, ogni mattina andava in città a piedi, e anche quando era ormai anziano camminava con passo agile. E questa era la prima decisione della giornata. Mia nonna invece, teneva in riga 7 figli, tra cui mia madre.

Il nonno paterno era un militare di mare. Per intenderci, comandava. La nonna invece, teneva in riga 4 figli, tra cui mio padre.

I miei genitori hanno ereditato l’attitudine al comando dai loro. Che poi non è banalmente dare ordini e sghignazzare per la soddisfazione di essere obbediti. È proprio saper prendere decisioni per sé e per gli altri, anche in condizioni critiche, e saperlo fare bene.

Mio padre è sempre stato a capo di qualcosa, che fosse il suo lavoro o i suoi tanti hobbies; lui è sempre in cima e quasi mai per scelta sua, sempre per scelta degli altri. Per il suo lavoro ha dovuto spesso prendere decisioni in pochi minuti, anche decisioni salva-vita. Mia madre era stata scelta per sostituire la sua, quando necessario, nella direzione della grande casa di una grande famiglia. Così, tutte le volte in cui, in vita mia, ho fatto test attitudinali, la risposta è sempre stata: hai doti organizzative e di comando. Confesso che mi piace un sacco: decidere, pianificare e organizzare. Non sempre arriva tutto nell’immediatezza che pretendo da me, ma poi arriva.

Ho letto che decidere è un processo che a volte porta con se una certa ansia: ansia da decisione. A me viene se non sono io a farlo. Voi cosa fate quando dovete prendere una decisione?

Io per esempio evito gli stati d’animo un po’ estremi, troppo arrabbiata o troppo radiosa non sono un buon punto di partenza per prendere decisioni. Così come, se è vero che mi piace avere le cose sotto controllo, è anche vero che questo controllo non lo esercito in modo continuo (e anche questo lo devo decidere io). Allentare è necessario, perché osservare le cose da una distanza, anche minima, consente di valutare e agire di conseguenza; e magari di accorgersi che la decisione presa non era poi così giusta. Questo fa parte della vita. Che poi, dalla mattina alla sera, è tutto un susseguirsi di decisioni. Cosa mangio a colazione? Come mi vesto? Tacchi alti o bassi? Auto o camminata? Mi trucco? Devo fare quella telefonata, sì ma non oggi…E via di seguito…

Una cosa che mi capita, a volte, è l’indecisione sulle opzioni multiple. Già quando abbiamo due alternative potrebbe sembrare facile scegliere e decidere, ma poi non è detto che lo sia. Quando sono più di due, è tutta un’altra storia. Perché è assai probabile che la cosa giusta da fare sia più di una. Quindi calma e gesso. E poi ci sono le conseguenze dietro ogni decisione. Anche qui, bisogna essere lucidi e prendere il tempo che serve; immaginare e valutare le ricadute è utile perché consente di ridurre i danni, quindi bando all’impulsività. Del resto la parola decidere viene dal latino “de caedere”, che significa “tagliare via”, quindi è implicita l’eliminazione della o delle alternative. Bisogna solo sentirsi pronti a lasciar andare, ciò che sappiamo bene non essere l’opzione migliore.

Quindi ricapitolando le fasi sono: problema, soluzione, decisione, azione, accertamento. E da queste non si scappa. In bocca al lupo!

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Esattamente come per la gita a Trani e Barletta, quella alla Certosa di Padula e alle Grotte di Pertosa-Auletta, iniziò con un Sole caldo in una giornata limpida. Piano piano diventò di nuvole e pioggia.

La Certosa di Padula.

Arrivati sul posto appresi, dalla Guida che ci avevano assegnato, che si chiama anche Certosa di San Lorenzo. In Campania ci sono 3 Certose. Questa fu la prima a essere edificata, ed è la più grande d’Italia. La costruzione, che risale al 1300, fu voluta da Tommaso II Sanseverino, nobile ricco e potente che, per assicurarsi la benevolenza del sovrano Angioino, decise di dedicare ai Certosini (Ordine religioso francese) questo monastero. Il sito scelto per la sua edificazione aveva due vantaggi: la qualità dei terreni circostanti che avrebbe garantito lavoro e autosufficienza ai monaci; la possibilità di controllare le vie di collegamento del Regno di Napoli. Nel tempo, l’abbondanza dei prodotti della terra superò le aspettative dei monaci, che poterono avviare il commercio degli stessi. Dopo la caduta della dinastia dei Sanseverino, i monaci diventarono proprietari della Certosa.

Nei secoli successivi, la Certosa di Padula conobbe interventi architettonici, rifacimenti e ampliamenti, che la arricchirono e abbellirono. Subì anche periodi avversi. Durante il periodo Napoleonico, Murat la trasformò in caserma e mise fuori i monaci. Non solo. Le ricchezze e l’importante biblioteca, furono dispersi. Con la dinastia dei Borboni rientrarono in possesso dell’edificio, ma il prestigio di cui avevano goduto per secoli, nel frattempo era finito. Dopo l’Unità d’Italia dovettero, ancora una volta, andare via.

Oggi, alcune sale ospitano il “Museo Archeologico Provinciale della Lucania Occidentale” (ho cercato la dicitura esatta perché non me la ricordavo). Non mi cimenterò nella descrizione architettonica, non è il mio campo, poi non ricordo tutto quello che ci disse la Guida e comunque ci sono pubblicazioni autorevoli sull’argomento (anche riguardo la leggenda della “frittata di 1.000 uova” preparata proprio nella cucina della Certosa). Quello che posso dirvi è che si respira ancora la sobrietà e l’austerità tipica dell’Ordine certosino, che è un po’ in contrasto con lo stile Barocco che ha acquisito con i rimaneggiamenti del 1700.

Dopo un intervallo per il pranzo a sacco, abbiamo ripreso la strada per l’altro appuntamento.

Le Grotte di Pertosa-Auletta.

Queste Grotte si collocano all’interno dei Monti Alburni. Sono particolarmente interessanti per 2 motivi: nel secondo millennio a.C. ospitarono insediamenti urbani, come testimoniato da vasellame e utensili. Questi oggetti si trovano in 3 musei: “Museo preistorico etnografico di Roma”, “Museo archeologico nazionale di Napoli” e “Museo provinciale di Salerno”.

Inoltre, all’interno delle Grotte c’è un fiume navigabile, il “Negro”. Ovviamente ho fatto la mia parte e sono salita in barca. La navigazione mi è sembrata la scena di un film storico, perché la barca era trainata a mano, quindi molto silenziosa. A parte l’acqua mossa dalla barca non si sentiva altro. Attualmente, non esiste una mappatura completa delle Grotte, poiché sono molto estese, anche se si parla di una lunghezza di almeno 3 chilometri. In ogni caso, la parte visitabile è molto bella, anche per l’impianto di luci colorate che creano un effetto davvero suggestivo.

Da diversi anni, le Grotte, ospitano rappresentazioni teatrali ed eventi, in genere. “L’Inferno di Dante nelle Grotte” è una delle più longeve. Dimenticavo di aggiungere che il calcare impiega ben 100 anni per crescere di un centimetro. Immaginate che danno enorme si rischi anche solo toccando queste formazioni, che poi sono le stalattiti e le stalagmiti. Se deciderete di visitarle, ricordate che è possibile farlo solo dietro prenotazione e per gruppi piccoli. E copritevi perché l’umidità si può tagliare.

Bene, buon divertimento!

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Io e i miei fratelli abbiamo ricevuto una educazione di stampo militare. Questo tipo di formazione prevede poche regole ma ferree e, tra queste, l’esercizio al silenzio.

Saper tacere è importante. Ci salva da situazioni imbarazzanti quanto delicate, e salva tutti quelli che non sapranno mai quali invettive gli abbiamo risparmiato. D’altro canto, vivendo inseriti in società, anche saper conversare è importante e a noi che amiamo vivere con stile, non sfuggono certo le regole giuste. Ma ripassiamole.

Conversare viene dal latino conversari (con + versari), trovarsi insieme. Ecco questo già svela un piccolo segreto: si parla tutti a turno, conversazione non è monologo. È vero che molti amano il suono della propria voce e ancor più le cose che dicono, ma per quello ci sono i palchi e i microfoni. In un salotto, come pure al ristorante, o davanti a un caffè, prima ancora di parlare esercitiamoci all’ascolto. La voce. Avere una bella voce è un gran pregio e chi invece non ce l’ha, può sempre esercitarsi per migliorarla; una cosa però che ci riguarda tutti è il tono che non deve essere un sussurro, che inevitabilmente escluderebbe chi è distante, ma neanche troppo alto perché credo sia il primo motivo per il quale una conversazione rischia l’insuccesso.

Lo stesso vale per i gesti. È difficile stare fermi fermi per tutto il tempo, ma proviamo a tenere ferme almeno le braccia: in questo modo avremo un maggiore controllo delle mani. Gli argomenti. Sarebbe preferibile evitare religione e politica: è davvero difficile che con questi temi si riesca a mantenere un livello educato e civile di conversazione; il rischio che la tavola diventi un ring di pugilato, è alto. Sarà allora compito dei padroni di casa, traghettare gli ospiti su argomenti più leggeri e condivisi. Lo stesso vale per barzellette volgari o allusioni a doppio senso: se siamo ospiti facciamo finta di niente perché, anche in questo caso, toccherà ai padroni di casa togliere tutti dall’imbarazzo.

Un’altra accortezza sarebbe non trattare argomenti troppo specifici che escludano qualcuno: la fisica quantistica può aspettare.

I pettegolezzi. A volte rendono frizzante una riunione, ma solo se riguardano cose piccole e frivole; viceversa quando cadono nella maldicenza e sfiorano la cattiveria, rappresentano un danno per il malcapitato e producono un effetto controproducente per chi li divulga.

Credo di aver dato un quadro completo, ma vi invito a scrivere nei commenti tutto quello che vorrete aggiungere o magari aneddoti personali. Buona lettura con stile

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