Esattamente come per la gita a Trani e Barletta, quella alla Certosa di Padula e alle Grotte di Pertosa-Auletta, iniziò con un Sole caldo in una giornata limpida. Piano piano diventò di nuvole e pioggia.
La Certosa di Padula.
Arrivati sul posto appresi, dalla Guida che ci avevano assegnato, che si chiama anche Certosa di San Lorenzo. In Campania ci sono 3 Certose. Questa fu la prima a essere edificata, ed è la più grande d’Italia. La costruzione, che risale al 1300, fu voluta da Tommaso II Sanseverino, nobile ricco e potente che, per assicurarsi la benevolenza del sovrano Angioino, decise di dedicare ai Certosini (Ordine religioso francese) questo monastero. Il sito scelto per la sua edificazione aveva due vantaggi: la qualità dei terreni circostanti che avrebbe garantito lavoro e autosufficienza ai monaci; la possibilità di controllare le vie di collegamento del Regno di Napoli. Nel tempo, l’abbondanza dei prodotti della terra superò le aspettative dei monaci, che poterono avviare il commercio degli stessi. Dopo la caduta della dinastia dei Sanseverino, i monaci diventarono proprietari della Certosa.
Nei secoli successivi, la Certosa di Padula conobbe interventi architettonici, rifacimenti e ampliamenti, che la arricchirono e abbellirono. Subì anche periodi avversi. Durante il periodo Napoleonico, Murat la trasformò in caserma e mise fuori i monaci. Non solo. Le ricchezze e l’importante biblioteca, furono dispersi. Con la dinastia dei Borboni rientrarono in possesso dell’edificio, ma il prestigio di cui avevano goduto per secoli, nel frattempo era finito. Dopo l’Unità d’Italia dovettero, ancora una volta, andare via.
Oggi, alcune sale ospitano il “Museo Archeologico Provinciale della Lucania Occidentale” (ho cercato la dicitura esatta perché non me la ricordavo). Non mi cimenterò nella descrizione architettonica, non è il mio campo, poi non ricordo tutto quello che ci disse la Guida e comunque ci sono pubblicazioni autorevoli sull’argomento (anche riguardo la leggenda della “frittata di 1.000 uova” preparata proprio nella cucina della Certosa). Quello che posso dirvi è che si respira ancora la sobrietà e l’austerità tipica dell’Ordine certosino, che è un po’ in contrasto con lo stile Barocco che ha acquisito con i rimaneggiamenti del 1700.
Dopo un intervallo per il pranzo a sacco, abbiamo ripreso la strada per l’altro appuntamento.
Le Grotte di Pertosa-Auletta.
Queste Grotte si collocano all’interno dei Monti Alburni. Sono particolarmente interessanti per 2 motivi: nel secondo millennio a.C. ospitarono insediamenti urbani, come testimoniato da vasellame e utensili. Questi oggetti si trovano in 3 musei: “Museo preistorico etnografico di Roma”, “Museo archeologico nazionale di Napoli” e “Museo provinciale di Salerno”.
Inoltre, all’interno delle Grotte c’è un fiume navigabile, il “Negro”. Ovviamente ho fatto la mia parte e sono salita in barca. La navigazione mi è sembrata la scena di un film storico, perché la barca era trainata a mano, quindi molto silenziosa. A parte l’acqua mossa dalla barca non si sentiva altro. Attualmente, non esiste una mappatura completa delle Grotte, poiché sono molto estese, anche se si parla di una lunghezza di almeno 3 chilometri. In ogni caso, la parte visitabile è molto bella, anche per l’impianto di luci colorate che creano un effetto davvero suggestivo.
Da diversi anni, le Grotte, ospitano rappresentazioni teatrali ed eventi, in genere. “L’Inferno di Dante nelle Grotte” è una delle più longeve. Dimenticavo di aggiungere che il calcare impiega ben 100 anni per crescere di un centimetro. Immaginate che danno enorme si rischi anche solo toccando queste formazioni, che poi sono le stalattiti e le stalagmiti. Se deciderete di visitarle, ricordate che è possibile farlo solo dietro prenotazione e per gruppi piccoli. E copritevi perché l’umidità si può tagliare.
Bene, buon divertimento!