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Settembre 2022

In realtà, al netto delle ore di viaggio, sono stati un po’ meno di 4, ma ho cercato di sfruttarli al meglio. Viaggio in treno semivuoto, da leggere ho La mite di Dostoevskij, e dal finestrino un bel panorama fatto di: mare, spiagge, e all’altezza di Vasto, anche di cielo plumbeo e acquazzone. Arrivo alla stazione di Pescara e c’è Valerio sul piazzale ad attendermi; pochi minuti di strada e siamo a Chieti, e poi al B&B. Un paio d’ore per sistemarmi e poi sono pronta per uscire: Valerio, Marina, Valentina e Cristina, tutti con me in giro per Chieti, prima dell’ottima cena, a casa loro.

Questo tempo lo abbiamo impiegato passeggiando lungo Corso Marrucino, cioè la strada pedonale che è anche la strada più importante del centro storico; in questa strada c’è il Teatro Marrucino, che purtroppo non sono riuscita a visitare, nonostante i ripetuti tentativi, ma tant’è, ospitava una compagnia teatrale nel pieno delle prove, e quindi non era aperto alle visite turistiche. Proseguendo, arriviamo alla Cattedrale di San Giustino, la guardo da fuori, perché è chiusa per via dell’orario. La piazza antistante è completamente smantellata per lavori di ristrutturazione. Nelle vicinanze, la Boutique Pascetta, storico negozio teatino di abbigliamento. La titolare ci dà importanti informazioni sulla Cattedrale e dintorni.

Inizia la visita

La mattina dopo, è il 28 luglio, vengono a prendermi dal B&B e nonostante il forte caldo, iniziamo con le visite previste. Prima però, facciamo sosta in gelateria. Con il nostro gelato da passeggio, ci avviamo verso la Cattedrale di San Giustino, questa volta l’orario è giusto. La piazza antistante da alcuni anni ha preso il nome della cattedrale; prima si chiamava Piazza Vittorio Emanuele II. La cattedrale, davvero imponente, è stata costruita sulle rovine di una chiesa precedente, anche se alcune fonti parlano di tempio pagano. Intorno al 1700 e quasi per tutto il 1800, gli interni, a tre navate, cominciano ad assumere le tipiche caratteristiche dell’arte barocca.

Ci sono diverse cappelle: Cappella di San Gaetano, Cappella della Mater Populi Teatini, Cappella di San Giustino Vescovo e il Cappellone del Santissimo Sacramento.

Nei primi decenni del 1900 si procedette al rifacimento della facciata esterna, in stile romanico. Il campanile è stato costruito in tempi diversi: la base risale all’anno 1000, mentre gli altri blocchi e la cuspide, al 1400. La cripta. E’ dedicata a San Giustino e risale all’anno mille. In origine era un luogo essenziale, in perfetto stile romanico, ma quando nella cattedrale fu introdotto lo stile barocco, anche la cripta rientrò nella trasformazione e da luogo spartano, divenne luogo di gran lusso.

Intorno al 1970 si riportò la cripta alle origini e tutti gli stucchi, i decori e qualsiasi riferimento al barocco, eliminati.

Oltre alla cattedrale, ho visitato altre 2 chiese: Chiesa di Santa Chiara, del XVIII sec. (per me più bella della Cattedrale) e Chiesa di San Domenico, del 1600 anche questa molto bella e barocca. La trovate sul Corso Marrucino e in origine ospitava un liceo classico, uno dei primi dell’Abruzzo.

Pranziamo in trattoria, pomeriggio di relax al B&B e serata a cena in campagna. Ho mangiato un’ottima mugnaia, proprio buona, in zona Città Sant’Angelo.

Il giorno dopo, è il 29 luglio, è il turno di Parco di Villa Frigerj; si tratta di una villa patrizia all’interno di un giardino comunale in perfetto stile neoclassico, quindi ottocentesca. Costruita nella prima metà del 1800 dal Barone Frigerj; i terreni intorno, da agricoli divennero giardino a terrazze, con fontane, viali e busti di personaggi illustri teatini. Attualmente, la villa ospita il Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo. Qui trovate la celebre statua del Guerriero di Capestrano, in una saletta creata appositamente, a temperatura controllata. Visitate questo museo perché vi piacerà, e tra l’altro con l’occasione vedrete gli interni della villa.

I Tempietti Romani. Scoperti per caso agli inizi del 1900, sono 3 tempietti probabilmente dedicati al culto di Giove, Giunone e Minerva. Sono i più antichi della zona, per quanto riguarda i luoghi di culto. Ancora una pausa pranzo nella stessa trattoria del giorno prima (mi scuso, ma non ricordo il nome) e poi La Civitella.

Il Museo Archeologico La Civitella è un complesso museale costituito da un auditorium, giardini, un laboratorio archeologico, spazi per attività di gioco, e poi una struttura che ospita mostre temporanee. Si trova nella parte alta di Chieti, e infatti dalle terrazze del museo, ma anche dalla strada si gode di un notevole panorama. Anche per questo, Chieti è soprannominata Terrazza d’Abruzzo. All’interno è molto bello e spazioso e soprattutto interessante, per tutto quello che riguarda l’archeologia di Chieti.

Qui ce la siamo presa veramente comoda. Pomeriggio di riposo al B&B e ancora cena in un locale tipico e premiato nei concorsi di cucina. Questa volta ci sono anche Mario, Giulia e il piccolo Leo.

Il giorno dopo, è il 30 luglio, giorno di rientro a casa. Colazione, trasferimento alla stazione di Pescara e promessa ai miei amici di ritornare per fine novembre. C’è da passare una giornata in montagna, e provare a visitare il Teatro Marrucino, e magari Chieti sotterranea.

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Domani mattina, alle 12 (ora italiana), saranno celebrati i funerali di Elisabetta II del Regno Unito. Sicuramente, al momento il funerale più importante al mondo; è risaputo che la Regina abbia partecipato all’organizzazione del suo funerale, anche apportando, periodicamente, delle modifiche. Ovviamente, ogni più piccola regola del protocollo reale è stata rispolverata per l’occasione. I membri di una casa reale non ricevono tutti lo stesso funerale, ma insomma ci sono molte cose in comune.

E funerale e lutto dei comuni mortali?

Andiamo a controllare

Come scrive Barbara Ronchi della Rocca nel suo Si fa non si fa (Vallardi 2013, a pagina 199), la comunicazione di un decesso, attraverso manifesti o quotidiani, è un dovere sociale. Sì, lo è se consideriamo che non possiamo conoscere i recapiti di tutti coloro che dovranno essere informati. Appreso la notizia, si può scrivere un biglietto, di quelli listati a lutto che si trovano agilmente in cartoleria o tabaccheria, a prescindere dalla decisione di presenziare o meno al funerale. Se, invece, abitiamo in un’altra città e siamo impossibilitati a partecipare, un telegramma ci salverà.

Abbigliamento. Questo è un evento che si è uniformato poco alla modernità (per fortuna). Il nero rimane il colore d’elezione, ed è difficile che non ci sia almeno un capo di abbigliamento nero nell’armadio di ciascuno di noi; diversamente il grigio o il blu saranno ottimi sostituti. In certe culture anche il bianco, in ogni caso qui da noi colori accesi e modelli eccentrici, per favore no.

Condoglianze. Sono sempre un modo gentile per far sentire il nostro dispiacere ai familiari del defunto, ma devono essere di poche parole, per non monopolizzare l’attenzione dei congiunti e per dare a tutti la possibilità di fare altrettanto.

Infine, dopo il funerale, stabiliamo un periodo di silenzio con i familiari del defunto, in modo da consentire loro il giusto raccoglimento e poi, facciamoci sentire con una breve telefonata.

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Ieri pomeriggio, il feretro della Regina Elizabeth II è stato portato a Westminster Hall, scortato da un corteo di familiari, parenti e guardie. Nello stesso giorno, cadevano i 40 anni dalla morte di Grace Kelly, Principessa di Monaco.

Questo anniversario è passato nel silenzio dei mezzi di comunicazione, al netto di qualche rivista specializzata.

Cosa avevano in comune

Ecco, senz’altro il peso di una Corona. La prima per discendenza diretta (ma anche grazie all’abdicazione dello zio Edoardo VIII), la seconda per amore. Poi, oltre a una vita pubblica eternamente sotto i riflettori, una vita privata e familiare, che come per tutte prevede gioie e dolori, matrimoni e divorzi. Dei 4 figli di Elizabeth, 3 hanno divorziato; dei 3 figli di Grace, 2 hanno divorziato.

Ancora, un indubbio fascino ha senz’altro accomunato le due: l’aria rassicurante che promana dal tipico aplomb inglese, e quindi sicuramente dalla famiglia reale, e l’aria fresca, frizzante ma al contempo di gran classe di una giovane attrice americana che arriva in Europa e fa innamorare un Principe di un regno da operetta e con antenati corsari. Lo sapevate?

Lo stile, nell’abbigliamento. Colorato per gusto e necessità, quello di Elizabeth; sobrio ma per niente banale quello di Grace di Monaco. Perfettamente calzanti a entrambe.

In cosa non si assomigliavano

Nelle passioni. Elizabeth amava molto i cavalli, i cani, specie di razza Corgi e pare collezionare francobolli; Grace i fiori, specie le rose e poi ricamare. Naturalmente, chi avesse informazioni da aggiungere, lo faccia pure nei commenti

Cosa penso di loro

A 57 anni, penso le stesse cose che pensavo da bambina. Nel confronto chances/rinunce dell’essere un regnante, le chances vincono alla grande. Non sottovaluto le rinunce, semplicemente quelle di cui sono a conoscenza non sono sufficienti a farmi pensare che “anche loro hanno una vita difficile“. Certo, se fossi una principessa o una regina mi peserebbe non poter esprimere le mie idee politiche. Ma tanto, 1. chi mi conosce sa da che parte sto e 2. non diventerò mai una royal.

Poi, non si sa mai.

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Iniziamo dalla botte

“Grosso recipiente cilindrico di legno usato per contenere il vino (ma può contenere anche altri liquidi, come olio o aceto, oppure pesce salato e sim” (DIZIONARIO SANDRON DELLA LINGUA ITALIANA, De Agostini 1989). E’ di origine celtica e solitamente è realizzata con legno di quercia, ma anche con legno di frassino, di mandorlo e di castagno. In origine, il materiale usato per la sua costruzione era la terracotta (Amphora vinaria presso i Romani, ma anche i Greci e prima ancora gli Egizi la usavano), ma considerato la fragilità tipica di questo materiale, fu sostituita dal legno.

E ora la bottiglia

“Recipiente atto a contenere liquidi” (Dizionario del vetro, Garzanti-Vallardi 1993), questo è ciò che leggo mentre vado a rispolverare le origini. Si tratta della bottiglia già in uso presso Romani e Siriani.

Come è fatta

Ebbene, rientra nell’ambito degli oggetti di vetro; non ricordo dove, ho letto che il vetro soffiato è una invenzione siriana. Di solito, ha forma di cilindro, ma anche di pera, di quadrato o esagono. La base può essere piatta o rientrante. Nel 1400, le bottiglie, le fabbriche veneziane produssero bottiglie che avevano un collo lungo e una forma rrotondata. Più avanti, in Europa in genere, le bottiglie prodotte avevano forme di animali. Nel 1800, ancora in Italia, ma questa volta al Sud, si diffusero le bottiglie napoletane, bottiglie che avevano sembianze di personaggi del Risorgimento.

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