Credo che sul nostro pianeta i colori siano distribuiti in modo equilibrato. E per fortuna, aggiungo io.
I mie colori preferiti, ex aequo, sono: rosso, bianco e nero. E chi mi conosce sarà d’accordo sul fatto che mi rappresentino. Dicevo, sono i miei preferiti ma in modo circolare, nel senso che non vorrei fare a meno di nessuno dei tre. Tuttavia, ce n’è uno di cui sono gelosa, il rosso. E infatti lo tengo ben nascosto, cioè nascondo la mia quota di rosso fino a che non decido io se e quando tirarla fuori. Per alcune scelte di vita, di cui non voglio scrivere in questo blog, prevale il nero. Lo dico a scanso di equivoci, perché non si sa mai.
Per il bisogno di calma e tranquillità, scelgo il bianco. Il bianco mi rappacifica innanzitutto con me stessa, poi con gli altri. Non che abbia guerre in corso, ma la voglia di lanciare la polvere per starnutire, in faccia a qualcuno, ogni tanto ce l’ho. Il bianco mi riporta a compostezza vittoriana.
Il nero mi concilia la riflessione approfondita, quando lo indosso inizia l’introspezione. Se ho voglia di nero significa che devo raccogliere le idee e possibilmente prendere una decisione. Spesso, per molte persone diventa l’unico colore per l’abbigliamento; personalmente, non faccio scelte monotematiche, mi annoierei.
Il rosso.
Il rosso è vita pura. Per me è cibo, sangue, calore, potenza, libertà, prosperità (secondo i Cinesi, e concordo); non lo associo all’eros (anzi lo trovo un luogo comune), all’aggressività e neanche all’istinto animale, come tradizionalmente avviene in Psicologia. Per me il rosso ha solo valore positivo. Gli attributi che restano li lascio, rispettosamente, agli altri. Il rapporto che io ho con il rosso è esclusivo e non lo condivido con nessuno. E’ mio, punto.