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Le Corbusier

Se posso dirlo, a me la poltrona piace più del divano. La poltrona è personale. Se, casualmente, capita che ci si accomodi per un po’ di volte sempre sulla stessa poltrona, è come se se ne diventasse i proprietari.

La poltrona, fra i mobili, ha sempre avuto un ruolo da protagonista. Figlia del rigido e a volte anche scomodo seggiolone, nasce in Francia alla fine del 1500. Lentamente, inizia a modificarsi rispetto al seggiolone: le forme si ammorbidiscono lo schienale si abbassa un po’ e la seduta si allarga e però, per arrivare a una produzione bella ed elegante bisognerà attendere il regno di Luigi XV. In questo periodo compare la prima poltrona in legno dorato e lavorato con fini intagli; la sua produzione è limitata alle corti reali. Sempre in questo periodo nasce la Bergère (in inglese Wing Chair). Si tratta di una poltrona che presenta un cuscino mobile, una imbottitura completa, cioè che comprende anche i braccioli; si distinguerà in “bergère confessional” con braccioli arretrati e due “orecchioni” in alto, che servivano a protezione dalle correnti d’aria, e “bergère gondole”, tondeggiante e con schienale più basso.

Mentre in Inghilterra la poltrona ha ancora fattezze essenziali, è proprio la Francia che, nel 1700, con la sua produzione di mobili e oggetti dalle linee morbide e aggraziate, diventa trainante per l’Europa e non solo. Per esempio, tipicamente francese era la poltrona “Duchesse”, 8 gambe e forma allungata; solitamente costruita in un unico pezzo ma nei casi in cui fosse composta da una seduta e uno o due sgabelli, si chiamava “duchesse brisée”.

Nonostante la Francia avesse, come ho già scritto, il primato della produzione 700esca, anche in Italia, in Veneto in particolare, si diffuse la produzione di poltrone, con la particolarità di essere laccate di vari colori, specie azzurro e rosso e con inserimenti di oro. L’Inghilterra continua a non subire l’influenza francese e propone ancora uno stile rigoroso che, tra l’altro, influenzerà quello americano.

Agli inizi dell’800, i legni chiari vengono sostituiti da legni scuri, il mogano in particolare. Siamo in pieno stile Impero, lo stile che si rifà alla Roma Imperiale ma anche all’architettura egizia, che celebrerà Napoleone Bonaparte.

Passato il regno di Napoleone, dopo la Restaurazione, si sviluppò l’Eclettismo; uno stile che nella sostanza non conteneva novità, ma proponeva un recupero del gotico, del barocco e del classico. Anche se non mancarono produzioni di gran pregio, questa mescolanza di stili passati, a volte mortificò il gusto e la funzionalità dei mobili in generale, e quindi delle poltrone; questo avvenne anche grazie all’industrializzazione con la quale i costi si erano abbassati, ma purtroppo anche la qualità. In risposta a questo che nacque un movimento chiamato Arts and Craft, che si impegnava a rivalutare il lavoro artistico e artigianale, contro appunto l’industrializzazione. Gli artisti che aderirono a questo movimento, progettarono poltrone in pelle (sino ad allora erano state usate stoffe, pesanti o leggere) e con schienali reclinabili.

Si arriva così alla fine del 1800, nasce l’Art Nouveau e si conferma la scelta di produrre poltrone che uniscano funzionalità a bellezza ma non manca l’elemento nuovo: entrano nel disegno i metalli cromati, insieme al legno e ai tessuti (famosa sarà la poltrona “grandconfort” disegnata da Le Corbusier).

A questa novità, negli anni, si aggiungeranno l’uso dell’avorio e della paglia che caratterizzeranno le poltrone Art Déco.

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