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Buona educazione

Alzi la mano chi non vorrebbe un vero gentiluomo, almeno uno, nella propria vita. Nel mio caso si è trattato di mio padre. Non starò a descrivere le cose che faceva e come le faceva; dirò solo che, credetemi, era considerato un gentiluomo da donne e uomini, ragazze e ragazzi. E mi fermo qui.

Cosa definisce un gentiluomo

Un gentiluomo è sempre presentabile. Con ciò, non intendo solo l’abbigliamento, e se fosse, non intendo solo giacca e cravatta; per presentabile intendo pulito e ordinato, perché questo è un basilare segno di rispetto verso sé stesso. E una donna apprezza un uomo così.

Sa che aprire lo sportello dell’auto a una donna non è una opzione. Va bene, ci sono delle circostanze in cui sarebbe complicato farlo, specie nel caotico traffico cittadino e in doppia fila; in tutti gli altri casi, non dimenticatelo.

Ha modi gradevoli, è umile nel tono e riconoscente per ciò che riceve. Ebbene sì, un tono rispettoso a scuola, al lavoro, con gli amici, in famiglia è ciò che ci si aspetta da un gentiluomo. Questo non vuol dire non avere diritto ad una sana arrabbiatura, o a una “giornata no”. Semplicemente significa saper dominare, quando necessario, le emozioni negative. Tempo fa, lessi questa massima: “Se vuoi sapere com’è un uomo, guarda come tratta i suoi genitori”.

Un gentiluomo è coerente: quello che dice e quello che fa, corrispondono.

Un gentiluomo è onesto: sa essere diretto senza risultare offensivo, e soprattutto, se promette, mantiene.

Un gentiluomo è puntuale. Organizzare gli impegni, curando anche i dettagli, gli consentirà di calcolare il tempo che si potrebbe perdere con gli imprevisti.

Sa ascoltare e in generale è concentrato sulla persona con cui sta conversando.

Un gentiluomo è riservato. Ammettetelo, vantarvi tra maschi delle conquiste galanti vi piace un sacco! Va bene fino a 18 anni, poi basta. E comunque, non fate nomi.

Un gentiluomo è cortese con i suoi dipendenti, al lavoro o a casa, se per esempio, si tratta di personale di servizio. Eventuali rimproveri, saranno privi di insulti e volgarità.

Un gentiluomo non si vanta di essere un gentiluomo.

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Ci sono luoghi che hanno una eleganza intrinseca, e che hanno il potere di migliorare sia chi li frequenta abitualmente, sia chi li frequenta occasionalmente. Il teatro è uno di questi. Personalmente, e aggiungo purtroppo, ho una scarsa frequentazione del teatro, e questo è uno degli svantaggi del vivere in paese. In città è un’altra cosa. Non credete? Io ne sono certa, come pure del fatto che sapersi comportare, essere ben educati e composti, sia una garanzia sempre.

A teatro, pure.

Come ci si comporta a teatro

La puntualità è sempre di moda; a teatro è puntuale chi arriva in tempo per sentire la famosa campanella, che non annuncia lo spettacolo, ma avvisa gli spettatori che è tempo di prendere posto. Chi arriva a sipario alzato, ahimè, dovrà attendere il secondo tempo, prima di poter raggiungere la sua poltrona. Naturalmente, cellulari spenti o senza suoneria.

Gli applausi. Si fanno all’inizio e alla fine, a volte anche dopo la fine dei singoli atti. In questo caso, cerchiamo di non essere i primi, così eviteremo di essere gli unici.

Palco all’Opera. Disponendo di un palco, ricordiamo che la signora più importante del gruppo avrà il posto migliore; a seguire le altre, mentre, gli uomini dietro. Durante l’intervallo si lascerà la postazione solo se lo fanno anche le signore: gli uomini non si allontaneranno mai, lasciandole sole.

Abbigliamento. Sicuramente adatto al luogo, ma anche al tipo di spettacolo: se è una prima, gli uomini saranno in abito scuro e le signore in abito da sera, magari lungo e con gioielli adeguati. In ogni caso, se decidiamo di non lasciare cappotto o pelliccia al guardaroba, ricordiamo di toglierlo e tenerlo con noi, prima di arrivare al nostro posto.

Cos’altro?

Ecco, raccogliamo tutta la nostra pazienza e resistenza se ciò a cui stiamo assistendo non ci piace: non è opportuno alzarsi e andare via. Se poi siamo ospiti, è un dovere rimanere fino alla fine.

Una cosa che ho imparato

Ho sempre creduto che offrire il viso a chi sta seduto, quando bisogna inoltrarsi lungo la fila, fosse troppo confidenziale. Sbagliavo. Leggendo Si fa non si fa di Barbara Ronchi della Rocca, ho scoperto che è sbagliato il contrario. Mai dare le spalle (e tutto il resto).

Bene, buon teatro a tutti.

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Per qualcuno è fondamentale, per qualcuno un piacere, per altri una necessità ma anche una tortura obbligata. Sto parlando della palestra e della sua frequentazione. Io, nella mia vita, ci sono andata poco. Non mi dispiace come attività, è solo che ogni volta in cui potrei andarci, scelgo qualcos’altro. Oppure mi faccio male.

Detto questo, una occhiatina alle buone maniere da osservare in palestra la do volentieri.

Possiamo farlo, non possiamo farlo

Mi ricordo che l’ultima volta in cui ho frequentato una palestra, ormai nel 2016, trovai la scelta musicale per accompagnare gli esercizi, poco attraente. E mi ricordo pure, che in un sabato di fine gennaio, piovoso, mentre ero sul tapis-roulant, pensai che il ticchettìo della pioggia era di gran lunga più piacevole della canzone in onda. Tutta questa premessa, per dire che il cellulare è ammesso nelle sale operative, per sentire la propria scaletta musicale, a patto di usarlo con gli auricolari. Se invece abbiamo necessità di telefonare, andremo nello spogliatoio.

Uso degli attrezzi. È strettamente legato alla scheda di lavoro di ciascun iscritto. E per ogni serie di esercizi c’è un tempo, più o meno fisso e finito il quale, daremo posto a chi è in attesa.

Oltre a questo, avremo cura di lasciare pulito e senza tracce del nostro sudore: a questo proposito un telo di spugna e dei guanti da palestra saranno ottime garanzie a chi viene dopo di noi.

L’abbigliamento. Esiste l’abbigliamento per ogni occasione e per ogni luogo: anche per la palestra. In palestra si prediligerà un abbigliamento ordinato, comodo, alla moda (perché no?) ma nello stesso tempo consono; agli inizi del 2000, era diffusa una moda da palestra parecchio succinta e non voglio fare la moralista o la bacchettona, ma l’ho sempre trovata poco elegante ed equivocabile. Questa è la mia opinione, naturalmente.

Lo spogliatoio. Come tutti i luoghi intimi, merita una attenzione particolare. Scegliamo un posto in base alla nostra comodità, però poi facciamo in modo di non invadere gli spazi altrui, di non parlare a voce alta, di lasciare pulito e in ordine e di non soffermarsi troppo a guardare le rotondità altrui, nella speranza di sollevare la nostra autostima.

…E per finire

Sì, d’accordo l’attività fisica è salutare, la socialità che è direttamente collegata è un anti-depressivo, ma la palestra non è un sito d’incontri. Se capitasse, in modo del tutto casuale, di incontrare la persona della nostra vita è bene; altrimenti lasciamo perdere approcci, avances e dintorni fra pesi, manubri e attrezzi. Si rischia di essere fastidiosi e di intralciare chi vuole realmente fare ginnastica, ottenendo l’effetto opposto a quello desiderato.

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