Diretto, conciso ma chiaro. “Chiedi alla polvere” ha un titolo così, che dà l’idea dello scatto prima della corsa. Lascia il dubbio che sia un ordine oppure un consiglio, ma per il resto è esattamente quello che dice. Tre parole e l’ultima rimanda, con il pensiero, alla Grande Depressione americana. Per i pochi che non lo sanno, si chiamò così la famosa crisi finanziaria del 1929, che ebbe ripercussioni mondiali, e che toccò tutte le fasce sociali, per diverso tempo.
Così, la polvere del romanzo è quella del Middle West, una polvere che dove si posa non fa crescere nulla, esattamente come le speranze perdute di chi, per via della crisi non ha più niente. Lo stesso Autore, John Fante, appartiene a una famiglia povera, genitori italiani emigrati e molta fatica quotidiana. Nato a Denver, ad un certo punto della sua giovinezza si trasferisce in California per accedere ai corsi di scrittura dell’università di Long Beach.
La sua produzione letteraria sarà di successo, ma questo romanzo più di tutti riceverà il plauso di lettori e critica. E farà da apripista agli scrittori della “beat generation”.
Questo romanzo fa parte di un ciclo ed è per certi versi autobiografico. Arturo Bandini, il protagonista, è figlio di immigrati come Fante, e come Fante sogna di diventare uno scrittore e di trovare un editore che voglia pubblicare i suoi lavori. Ci riesce già con il primo romanzo intitolato “E il cagnolino rise”, tralasciando il fatto che in tutta la storia non c’è alcun cagnolino.
Al successo di scrittore non corrisponde un successo personale. Vive in una stanza di albergo e conosce gli altri clienti, per esempio un veterano che gli chiede continuamente soldi in prestito, che non può restituire. E’ innamorato di Camilla, cameriera del bar Columbia. Camilla non corrisponde questo sentimento, perché a sua volta è innamorata di Sammy, proprietario del locale; in più è sempre a corto di soldi, mangia solo arance ed è un po’ depresso.
Il resto della trama lo lascio a voi.
I romanzi prima di questo si chiamano “Aspetta primavera, Bandini” e “La strada per Los Angeles”; quello successivo, “Sogni di Bunker Hill” che Fante, ormai cieco dettò alla moglie.
John Fante godette della grande ammirazione di Charles Bukowski (di cui a pensarci non ho ancora scritto nulla), ma anche di registi italiani come Dino De Laurentiis, per il quale lavorò come sceneggiatore.
In ultimo, nel 2006 è uscito il film tratto dal romanzo, ma come spesso accade la trama è stata modificata in alcuni punti. Poi non dite che non vi avevo avvisato.
Buona lettura!