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Windsor

Domani mattina, alle 12 (ora italiana), saranno celebrati i funerali di Elisabetta II del Regno Unito. Sicuramente, al momento il funerale più importante al mondo; è risaputo che la Regina abbia partecipato all’organizzazione del suo funerale, anche apportando, periodicamente, delle modifiche. Ovviamente, ogni più piccola regola del protocollo reale è stata rispolverata per l’occasione. I membri di una casa reale non ricevono tutti lo stesso funerale, ma insomma ci sono molte cose in comune.

E funerale e lutto dei comuni mortali?

Andiamo a controllare

Come scrive Barbara Ronchi della Rocca nel suo Si fa non si fa (Vallardi 2013, a pagina 199), la comunicazione di un decesso, attraverso manifesti o quotidiani, è un dovere sociale. Sì, lo è se consideriamo che non possiamo conoscere i recapiti di tutti coloro che dovranno essere informati. Appreso la notizia, si può scrivere un biglietto, di quelli listati a lutto che si trovano agilmente in cartoleria o tabaccheria, a prescindere dalla decisione di presenziare o meno al funerale. Se, invece, abitiamo in un’altra città e siamo impossibilitati a partecipare, un telegramma ci salverà.

Abbigliamento. Questo è un evento che si è uniformato poco alla modernità (per fortuna). Il nero rimane il colore d’elezione, ed è difficile che non ci sia almeno un capo di abbigliamento nero nell’armadio di ciascuno di noi; diversamente il grigio o il blu saranno ottimi sostituti. In certe culture anche il bianco, in ogni caso qui da noi colori accesi e modelli eccentrici, per favore no.

Condoglianze. Sono sempre un modo gentile per far sentire il nostro dispiacere ai familiari del defunto, ma devono essere di poche parole, per non monopolizzare l’attenzione dei congiunti e per dare a tutti la possibilità di fare altrettanto.

Infine, dopo il funerale, stabiliamo un periodo di silenzio con i familiari del defunto, in modo da consentire loro il giusto raccoglimento e poi, facciamoci sentire con una breve telefonata.

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Ieri pomeriggio, il feretro della Regina Elizabeth II è stato portato a Westminster Hall, scortato da un corteo di familiari, parenti e guardie. Nello stesso giorno, cadevano i 40 anni dalla morte di Grace Kelly, Principessa di Monaco.

Questo anniversario è passato nel silenzio dei mezzi di comunicazione, al netto di qualche rivista specializzata.

Cosa avevano in comune

Ecco, senz’altro il peso di una Corona. La prima per discendenza diretta (ma anche grazie all’abdicazione dello zio Edoardo VIII), la seconda per amore. Poi, oltre a una vita pubblica eternamente sotto i riflettori, una vita privata e familiare, che come per tutte prevede gioie e dolori, matrimoni e divorzi. Dei 4 figli di Elizabeth, 3 hanno divorziato; dei 3 figli di Grace, 2 hanno divorziato.

Ancora, un indubbio fascino ha senz’altro accomunato le due: l’aria rassicurante che promana dal tipico aplomb inglese, e quindi sicuramente dalla famiglia reale, e l’aria fresca, frizzante ma al contempo di gran classe di una giovane attrice americana che arriva in Europa e fa innamorare un Principe di un regno da operetta e con antenati corsari. Lo sapevate?

Lo stile, nell’abbigliamento. Colorato per gusto e necessità, quello di Elizabeth; sobrio ma per niente banale quello di Grace di Monaco. Perfettamente calzanti a entrambe.

In cosa non si assomigliavano

Nelle passioni. Elizabeth amava molto i cavalli, i cani, specie di razza Corgi e pare collezionare francobolli; Grace i fiori, specie le rose e poi ricamare. Naturalmente, chi avesse informazioni da aggiungere, lo faccia pure nei commenti

Cosa penso di loro

A 57 anni, penso le stesse cose che pensavo da bambina. Nel confronto chances/rinunce dell’essere un regnante, le chances vincono alla grande. Non sottovaluto le rinunce, semplicemente quelle di cui sono a conoscenza non sono sufficienti a farmi pensare che “anche loro hanno una vita difficile“. Certo, se fossi una principessa o una regina mi peserebbe non poter esprimere le mie idee politiche. Ma tanto, 1. chi mi conosce sa da che parte sto e 2. non diventerò mai una royal.

Poi, non si sa mai.

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