In tutti gli anni in cui mi sono occupata di antiquariato, spesso ho rinunciato a vendere oggetti che non volevo rischiare di perdere. Non succedeva spesso, ma se un cliente mostrava interesse per qualcuno di essi, il segno era che dovessi portarlo a casa, e al più presto. Qualcosa purtroppo è sfuggita a questa regola, e anche se ho chiuso la mia attività da parecchio tempo, ci penso ancora. Questa mattina però, ho riflettuto sul fatto che non ho mai portato a casa servizi da caffè o da tè, ma neanche tazze e tazzine singole, da collezione.
Dovrò assolutamente rimediare.
Tazza deriva dall’arabo tassah o ta-sa e sta a indicare un recipiente rotondo di piccole dimensioni, con la parte superiore più larga della base: può avere uno o due manici, ma anche non averne del tutto, può o meno avere un basso piede e a volte è accompagnata da un coperchio. Le tazze di oggi sono solitamente in ceramica, porcellana o vetro. Anticamente, erano in terracotta o in metallo lavorato. Una tazza antica per eccellenza è la “Tazza di Vaphio”.
Vaphio, è un sito della Laconia (Grecia), che ospita una tomba a thòlos, costruita per un re miceneo e che conservava una serie di gioielli e tesori di vario tipo tra cui una coppia di tazze in oro, lavorate a sbalzo. Le lavorazioni sono differenti: una tazza presenta la cattura di tori, l’altra scene di sottomissione di questi tori, ormai domati. Oggi sono esposte al Museo Archeologico Nazionale di Atene.
Le tazze romane e greche erano usate per acqua e vino. Nel Medioevo cambiò la forma della tazza, che prese più la forma di un bicchiere. Nel Rinascimento invece, si iniziò a produrre tazze in ceramica e di seguito tazze in cristallo di rocca con manici a forma di animali.
Se capitaste a Firenze, potreste visitare il Museo degli Argenti, ma anche il Kunsthistoriches Museum di Vienna e il Residenzmuseum di Monaco. Troverete esemplari di notevole interesse, per fattura e materiali preziosi.
Nel 1600 apparve la tazza d’assaggio, chiamata bordolese e la tazza puerperale, con due manici e coperchio, destinata alle bevande degli ammalati. Questo era il modello in uso in Italia e Francia, mentre in America la tazza puerperale aveva la forma di una brocca con beccuccio (feeding cup). Nel 1700, l’uso del metallo fu destinato alla fabbricazione di tazze e tazzine di lusso e quindi riservato alle classi sociali più elevate; la porcellana però divenne, ed è tuttora, il materiale preferito per creazioni raffinate e artistiche. Nel frattempo, in tutta Europa, ma soprattutto in Inghilterra, si diffuse il consumo di tè, cioccolata calda e caffè, ma la consuetudine dell’intermezzo pomeridiano, si definì in epoca vittoriana e riguardò l’intera società inglese, con abitudini diverse secondo la classe di appartenenza.
Prima di terminare, vorrei condividere con i miei lettori una curiosità che ho scoperto recentemente e che riguarda la tazzina da caffè. Tazzina non è il diminutivo di tazza ma deriva da Luigi Tazzini (1868-?), pittore lombardo che per alcuni anni fu direttore artistico della Società Ceramica Richard-Ginori. Egli appunto inventò un recipiente piccolo per gustare il caffè, in stile Art Nouveau. Nel tempo, la tazzina da caffè ha acquisito delle caratteristiche precise per forma, materiale e capacità di mantenere a lungo il calore della bevanda. Anche la scelta del colore bianco, per le tazzine da caffè professionali, non è casuale. Il bianco infatti garantisce quel contrasto cromatico, fondamentale nella valutazione dei toni del caffè. Del resto, quando si parla di bere e mangiare, niente deve essere lasciato al caso.
Bene, dopo aver appreso queste curiosità, sono più propensa a farmi piacere tazze e tazzine da bar, solitamente anonime e grossolane. Ma noi le perdoniamo.