Paul Newman e Joan Woodward sono i protagonisti di questo film sentimentale del 1960, diretto da Mark Robson. Due anni prima si erano sposati e resteranno insieme per sempre. Coppia nella vita e spesso coppia sul set, hanno rappresentato il simbolo dell’amore e della solidità coniugale, riuscendo egregiamente a mantenere lontano i riflettori, da tutto il loro privato. In questo film invece, sono una giovane coppia, Alfred e Mary, che poco dopo il matrimonio attraverserà una crisi profonda.
Alfred è un giovane benestante appesantito dall’atmosfera rigida e deprimente della sua famiglia; decide così di rifiutare la proposta di lavoro di suo padre e fonda una società con un vecchio amico. In più, sposa Mary, bella e intelligente ragazza, anche lei benestante. Il lavoro non si rivela soddisfacente e Mary, un po’ annoiata nel suo ruolo di moglie, ricomincia a frequentare un ex fidanzato, ignorando i rischi di una relazione clandestina.
Un giorno, Alfred si trova per caso sulla scena di un incidente ad un bambino; gli salva la vita e il nonno, ricchissimo, lo ringrazia offrendogli un lavoro prestigioso che migliorerà molto la sua posizione sociale.
Da qui in poi, tutto il film sarà incentrato sulla decadenza dei valori matrimoniali, su una coppia che comprende benissimo i limiti di un matrimonio mal riuscito ma che fatica a scrollarsi di dosso il peso del severo giudizio dell’alta società, bella e luccicante. Dietro quel luccichio c’è noia e rimpianto e un vago senso di rassegnazione fino a quando la vita non cambierà il senso della ruota, con avvenimenti inaspettati ma rilevanti.
Mark Robson, il regista, riesce bene nel progetto di rappresentare questa società patinata, apparentemente felice, che guarda dalla terrazza (appunto), cioè da un punto alto e privilegiato, la vastità del mondo di sotto.
Vi ho convinti? Guardatelo