Siamo a tavola per il pranzo e mentre si conversa sui programmi del sabato pomeriggio-sera, salta fuori il titolo di un film, ancora caldo di forno, di cui pare tutti sappiano, tranne me. Bullet train di David Leitch. Il regista non me ne voglia, ma non lo conoso. Vado a fre una ricerca e scopro che che è anche stuntman, produttore e attore. Per esempio ha recitato anche in, Ocean’s eleven, ma non me ne voglia di nuovo, proprio non ricordo in che ruolo. E in questo film, oltre a dirigerlo, fa qualche comparsa. Mi mostrano il trailer e mi faccio una piccola idea della trama, così decido di andare al cinema con figlia e genero (in perfetto stile “Io mammeta e tu”). Il cast mi convince, la colonna sonora pure e il treno super veloce, che dire? Affascinante come un fumetto giapponese. Del resto si svolge prevalentemente su un treno e prevalentemente in Giappone.
Trama e personaggi
Dunque, c’è appunto un treno e su questo treno salgono: due killer fratelli-gemelli-diversi (Aaron Taylor-Johnson e Brian Tyree Henri) che lavorano solo in coppia, un killer in psicoterapia (Brad Pitt) che sostituisce un collega (Ryan Reynolds) e altri cattivi cattivi (Bud Bunny, Joey King, Zazie Beetz, Michael Shannon) ma con lo sguardo zuccherino. Ah sì, c’è anche un pericoloso serpente, che non mi è chiaro se esista nella realtà. A tutti interessa una valigetta, bruttina ma preziosa, e se le daranno di santa ragione pur di averla. Poi ci sono i buoni (Hiroyuki Sanada e Andrew Koji)
Detta così sembra niente, ma è solo che non voglio svelare troppo. Vi dico solo che è un film per stomaci forti (avete presente quelli di Quentin Tarantino) e però si ride. Surreale è quando si ride nelle scene in cui cercano di ammazzarsi fra di loro, sul serio. Per dire, non è carino ridere di un personaggio, quando gli scoppia un lato della faccia. I fan di di Sandra Bullock saranno accontentati ma non soddisfatti, poiché compare in un cameo sul finire del fim.
Basta.
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