Era uno dei 5 romanzi di letteratura francese che avrei dovuto portare all’esame orale, quando andavo all’università. L’esame non lo detti mai, in compenso ebbi l’occasione di leggere libri veramente belli, in lingua francese.
A volte, li sfilo dalla libreria e li sfoglio: sono pieni di appunti, traduzioni, considerazioni e collegamenti e mi riportano a un tempo in cui leggevo di più e per questo stavo bene, veramente bene.
“Le docteur Pascal” è l’ultimo dei romanzi del ciclo “I Rougon-Macquart” Storia naturale e sociale di una famiglia sotto il II Impero”. Il protagonista è Pascal Rougon, medico di campagna a Plassans, con la sua domestica Martine e la piccola nipote Clotilde, figlia di suo fratello.
Alla sua professione, egli affianca lo studio delle leggi sull’ereditarietà, e concentra questo studio proprio sui suoi ascendenti e sui parenti a lui contemporanei.
La madre di Pascal, Felicitè, è a conoscenza degli studi del figlio e siccome fra gli avi c’è una certa ripetitività di comportamenti nevrotici, e altre tare poco edificanti, teme che se questi lavori fossero noti, la sua famiglia perderebbe prestigio e buon nome. Così, Felicitè cerca in ogni modo di tirare a sé sia Martine, sia Clotilde, convincendole a cercare scritti e documenti per distruggerli.
Pascal riuscirà a salvare tutto il suo lavoro dalle mani di Clotilde, che diventata grande si è fidanzata con Ramond, giovane medico discepolo di Pascal. E proprio grazie a tutti questi accadimenti, comprenderà che l’interesse per gli studi dello zio e l’affetto per lui, nascondono un amore profondo e passionale che, vista l’epoca provocherà un vero scandalo.
Clotilde rompe il fidanzamento con Ramond e inizia la sua storia d’amore con lo zio-compagno, infrangendo regole che forse anche oggi sarebbero sacre.
Questa non è la fine del romanzo, ovviamente. Vorrei che lo leggeste e magari in francese, ma credo che in giro ci siano buone traduzioni in italiano.
Fra qualche tempo, vi parlerò di “Pierre et Jean” di Guy de Maupassant. Intanto, buona lettura.