Luglio 1995. Sono ricoverata in maternità, la mia seconda figlia è nata da un giorno e ricevo questo romanzo in regalo. C’è anche una dedica, in cui si consiglia la lettura tra una poppata e l’altra. Durante no, su…
La copertina già mi piace ma il titolo non l’ho mai sentito. Conosco però Edith Newbold Jones, più nota come Edith Wharton, l’Autrice. Wharton, in realtà, era il cognome del marito, che lei continuerà a usare anche dopo il divorzio dall’infelice matrimonio.
E’ una storia a tre: lui, lei, e l’altra che in questo caso non è una donna ma l’alta società americana di inizio ‘900. Altera, rigida, perbenista, chiusa nel suo cerchio esclusivo, questa società americana non è solo protagonista nel romanzo ma è la realtà nella quale nasce e cresce Edith Wharton. In eterna sfida alle convenzioni sociali, già con “L’età dell’innocenza” aveva affrontato il tema dell’influenza del rigore aristocratico americano sulle scelte di vita personali; questo romanzo è il suo più famoso, e le farà vincere il Premio Pulitzer, nel 1921.
Tornando al libro di oggi, i protagonisti Halo Tarrant e Vance Weston, son due innamorati che queste convenzioni le sfidano. Decidono di lasciare l’America, per iniziare una nuova vita in Europa. Lei lascia il marito per lui; lui è uno scrittore in cerca di una storia che si possa definire un vero capolavoro. Halo è la sua fonte di ispirazione, una musa appunto. E a lei sarà affidato il faticoso compito di preservare questa storia d’amore dall’abitudine, dalla riprovazione del loro ambiente di origine e dalle ansie di scrittore del suo amato compagno. Una danza continua di due persone con tutto il resto che è come un cerchio che li racchiude.
Non so se vi ho incuriosito: mi riferisco a chi non lo ha ancora letto, naturalmente. So però, che salvare le apparenze in società, rispettare la forma, a scapito dell’amore, è un tema sempre attuale. Halo e Vance, in questo sono temerari oppure coraggiosi, secondo il punto di vista di ciascun lettore.
Buona lettura!